lunedì 2 novembre 2009

Carla e Sarkozy sbarcano a Venezia Visita lampo con buffet e concerto


VENEZIA — La febbre è già salita. In laguna si racconta di una nobildonna che ha otte­nuto il sospirato cartoncino solo dopo aver fatto valere an­tichi legami con la première dame, parentele di alto lignag­gio tra grandi dinastie pie­montesi. Ma la verità è che ha gestito tutto lei. E se lei non ti vuole non ci sono blasoni che tengano. L’oggetto del deside­rio è la visita a Venezia, marte­dì prossimo, di Carla Bruni in Sarkozy e del marito Nicolas, presidente della Repubblica francese. L’occasione è la ceri­monia di consegna alla Fon­dazione Cini dell’archivio di Alberto Bruni Tedeschi, pa­dre putativo della Bruni (in re­altà figlia dell’imprenditore Maurizio Remmert), indu­striale ma anche composito­re, amico di Luigi Nono e Kar­lheinz Stockausen, emigrato con la famiglia in Francia ne­gli anni ’70 per paura di rapi­menti, scomparso 13 anni fa. Per celebrare la donazione il carnet di martedì prevede due repliche della «Messa per la missione di Nyondo», che Bruni Tedeschi compose di ri­torno da un viaggio in Africa, l’esecuzione sarà dell’Orche­stra Sinfonica e del Coro della Radiotelevisione croata.
Due repliche - una alle 17, una al­le 18 - perché la sala degli Arazzi della fondazione Cini, alla Giudecca, non riusciva a contenere tutti gli invitati. Ma tra le 17 e le 18 c’è una dif­ferenza fondamentale: la pri­ma è per gli studiosi, la secon­da, quella più ambita, è quel­la alla quale assisteranno an­che madame e il consorte. Perché si sa da fonti certe che la coppia presidenziale si fer­merà in laguna lo stretto ne­cessario per partecipare alla cerimonia e poi a un buffet (in piedi, ma molto rinforza­to) nella sala del Cenacolo pal­ladiano, poi ripartiranno subi­to per Parigi: niente notte ro­mantica in laguna, niente shopping presidenziale in cal­le XXII Marzo. Però, tanto ba­sta per creare l’evento. Non solo per loro due, che comun­que già hanno messo in aller­ta le forze dell’ordine venezia­ne, ma anche per gli invitati: della spedizione faranno ov­viamente parte la mamma di Carla, la signora Marisa, la so­rella attrice, Valeria Bruni Te­deschi, col baby-fidanzato Louise Garrel, tre lustri buoni meno di lei e attore talentuo­so (è stato uno dei tre prota­gonisti di «The dreamers» di Giuseppe Bertolucci).
Tra gli invitati figurano an­che Gerard Depardieu, Pierre Cardin, amico di vecchia data di Carlà, l’attrice Adriana Asti e naturalmente il vicino di «ri­va », François Pinault, il suo consigliere culturale Jacques Aillagon (ex direttore di Palaz­zo Grassi diventato direttore del museo di Versailles e il grande amico - di Pinault ­Jacques Chirac). Per venire a noi (si fa per dire), il governa­tore Galan ha già fatto sapere che non ci sarà, mentre è in­certa, al momento, la presen­za del sindaco di Venezia Mas­simo Cacciari, anche se qual­che motivo per fare uno sfor­zo il sindaco ce l’avrebbe. Car­là infatti, due anni fa, si era re­sa disponibile a partecipare al progetto sms Venice, in cui al­cuni artisti donavano canzo­ni o concerti per la salvaguar­dia di Venezia. Si era parlato addirittura di un concerto al­la Fenice (lei con chitarra): niente da fare, tutto fermo. La visita lampo della coppia po­trebbe essere l’occasione giu­sta per rinsaldare il legame.
Quanto al resto, nonostante una vita sulle passerelle, l’or­ganizzazione dell’evento sa­rebbe improntata alla stretta osservanza di una serata so­stanzialmente privata. Per­ciò: niente fotografi all’inter­no, red carpet autogestito (e mal digerito). Poi, dentro, due momenti di aperitivo nel­la sala del Cenacolo: un pri­mo per il primo pubblico del concerto, un secondo più «rafforzato» per il secondo. La cucina è stata affidata anco­ra una volta a un trevigiano (dopo il dominio di Celeste di Venegazzù): Santi group di Castello di Godego, in provin­cia di Treviso. Madame è ri­masta molto colpita dalle scel­te: Gloria e Fabrizio Santi, con l’allestimento del figlio Fabrizio, offriranno ai 500 ospiti (non pochissimi...) un menu tutto veneziano. Polen­ta e baccalà, risotto col go, tut­ti in piccole porzioni serviti da tanti camerieri; tradizione anche nei dolci: dolce sabbio­so, addirittura la pinza, anche se «rivisitati». Ai tavoli solo ortensie bianche: la sala è già bella così e madame è sem­pre per togliere più che per mettere. Niente Versailles, in­somma.
Sara D’Ascenzo
CorriereVeneto

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