VENEZIA — La febbre è già salita. In laguna si racconta di una nobildonna che ha ottenuto il sospirato cartoncino solo dopo aver fatto valere antichi legami con la première dame, parentele di alto lignaggio tra grandi dinastie piemontesi. Ma la verità è che ha gestito tutto lei. E se lei non ti vuole non ci sono blasoni che tengano. L’oggetto del desiderio è la visita a Venezia, martedì prossimo, di Carla Bruni in Sarkozy e del marito Nicolas, presidente della Repubblica francese. L’occasione è la cerimonia di consegna alla Fondazione Cini dell’archivio di Alberto Bruni Tedeschi, padre putativo della Bruni (in realtà figlia dell’imprenditore Maurizio Remmert), industriale ma anche compositore, amico di Luigi Nono e Karlheinz Stockausen, emigrato con la famiglia in Francia negli anni ’70 per paura di rapimenti, scomparso 13 anni fa. Per celebrare la donazione il carnet di martedì prevede due repliche della «Messa per la missione di Nyondo», che Bruni Tedeschi compose di ritorno da un viaggio in Africa, l’esecuzione sarà dell’Orchestra Sinfonica e del Coro della Radiotelevisione croata.
Due repliche - una alle 17, una alle 18 - perché la sala degli Arazzi della fondazione Cini, alla Giudecca, non riusciva a contenere tutti gli invitati. Ma tra le 17 e le 18 c’è una differenza fondamentale: la prima è per gli studiosi, la seconda, quella più ambita, è quella alla quale assisteranno anche madame e il consorte. Perché si sa da fonti certe che la coppia presidenziale si fermerà in laguna lo stretto necessario per partecipare alla cerimonia e poi a un buffet (in piedi, ma molto rinforzato) nella sala del Cenacolo palladiano, poi ripartiranno subito per Parigi: niente notte romantica in laguna, niente shopping presidenziale in calle XXII Marzo. Però, tanto basta per creare l’evento. Non solo per loro due, che comunque già hanno messo in allerta le forze dell’ordine veneziane, ma anche per gli invitati: della spedizione faranno ovviamente parte la mamma di Carla, la signora Marisa, la sorella attrice, Valeria Bruni Tedeschi, col baby-fidanzato Louise Garrel, tre lustri buoni meno di lei e attore talentuoso (è stato uno dei tre protagonisti di «The dreamers» di Giuseppe Bertolucci).
Tra gli invitati figurano anche Gerard Depardieu, Pierre Cardin, amico di vecchia data di Carlà, l’attrice Adriana Asti e naturalmente il vicino di «riva », François Pinault, il suo consigliere culturale Jacques Aillagon (ex direttore di Palazzo Grassi diventato direttore del museo di Versailles e il grande amico - di Pinault Jacques Chirac). Per venire a noi (si fa per dire), il governatore Galan ha già fatto sapere che non ci sarà, mentre è incerta, al momento, la presenza del sindaco di Venezia Massimo Cacciari, anche se qualche motivo per fare uno sforzo il sindaco ce l’avrebbe. Carlà infatti, due anni fa, si era resa disponibile a partecipare al progetto sms Venice, in cui alcuni artisti donavano canzoni o concerti per la salvaguardia di Venezia. Si era parlato addirittura di un concerto alla Fenice (lei con chitarra): niente da fare, tutto fermo. La visita lampo della coppia potrebbe essere l’occasione giusta per rinsaldare il legame.
Quanto al resto, nonostante una vita sulle passerelle, l’organizzazione dell’evento sarebbe improntata alla stretta osservanza di una serata sostanzialmente privata. Perciò: niente fotografi all’interno, red carpet autogestito (e mal digerito). Poi, dentro, due momenti di aperitivo nella sala del Cenacolo: un primo per il primo pubblico del concerto, un secondo più «rafforzato» per il secondo. La cucina è stata affidata ancora una volta a un trevigiano (dopo il dominio di Celeste di Venegazzù): Santi group di Castello di Godego, in provincia di Treviso. Madame è rimasta molto colpita dalle scelte: Gloria e Fabrizio Santi, con l’allestimento del figlio Fabrizio, offriranno ai 500 ospiti (non pochissimi...) un menu tutto veneziano. Polenta e baccalà, risotto col go, tutti in piccole porzioni serviti da tanti camerieri; tradizione anche nei dolci: dolce sabbioso, addirittura la pinza, anche se «rivisitati». Ai tavoli solo ortensie bianche: la sala è già bella così e madame è sempre per togliere più che per mettere. Niente Versailles, insomma.
Sara D’Ascenzo
CorriereVeneto
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