domenica 29 novembre 2009

Cambia il cerimoniale e Buckingham Palace "volta le spalle" alla Regina



È considerata una delle più antiche tradizioni della monarchia britannica e uno dei capisaldi dell' etichetta di corte. Ma adesso, la regola di camminare all' indietro quando si esce dalla stanza in cui si trova la regina, cede il passo al timore che qualcuno possa farsi male e intentare una causa di risarcimento danni. Per questo Buckingham palace, secondo quanto scrive il Daily Telegraph, ha deciso di ritoccare in chiave moderna il rigido protocollo previsto per i dipendenti e per gli ospiti della regina Elisabetta, rendendo superfluo questo tipo di commiato. La pratica di camminare all' indietro era stata introdotta, in epoca medioevale, in segno di rispetto nei confronti della sovrana. Allora, voltarle le spalle era considerato un atto di grande maleducazione. E, secolo dopo secolo, l' usanza si è tramandata, di dipendente in dipendente, coinvolgendo anche gli ospiti. Ma a far preoccupare la regina sarebbero i rischi per la sicurezza di quanti devono congedarsi da lei, schivando eventuali ostacoli ed evitando di inciampare. Nell' ipotesi di un eventuale incidente, infatti, il ferito potrebbe rivalersi su Buckingham palace. Da qui la decisione di modificare il protocollo, con tre eccezioni, tante quante sono le persone che continueranno a non poter mostrare le spalle a Sua Maestà. Una soluzione, quella adottata dai reali, pensata per non cancellare del tutto la tradizione, ma per aggiornarla in chiave moderna, evitando eventuali cause in seguito ad un incidente sul lavoro. Continueranno a dover camminare all' indietro il cerimoniere dei corpi diplomatici (responsabile dei rapporti col mondo della diplomazia londinese), e il funzionario di corte della sovrana, una sorta di assistente personale proveniente dalle forze armate. Una terza persona sarà tenuta a non infrangere la tradizione, ma soltanto una volta all' anno, durante la solenne cerimonia di apertura del Parlamento. In questo caso, il Lord cancelliere deve percorrere all' indietro i gradini che portano al trono reale, subito dopo aver presentato la regina, prima del suo discorso ufficiale. Il consigliere diplomatico e l' assistente personale, dunque, dovranno lasciare la stanza secondo l' antica tradizione, sia quando vengono convocati dalla regina, quando questa vuole impartire loro delle disposizioni, ma anche quando introducono degli ospiti, stranieri e non, nella sala riservata alle udienze. Al cerimoniere, che è anche considerato tra i massimi conoscitori dell' etichetta reale, spetta il compito di ricordare gentilmente agli ambasciatori, durante la presentazione delle lettere credenziali alla regina, come ci si deve avvicinare alla sovrana: «Un passo, seguito da un inchino col capo. Un secondo passo, e un secondo inchino». Non cambiano, invece, le tante e varie consuetudini protocollari che si rispettano ormai da secoli: quando la regina ha smesso di mangiare, devono farlo anche i commensali; mai abbracciarla (un' eccezione fu registrata ad aprile, quando incontrò Michelle Obama e fu lei stessa a "toccare" la First Lady, che le appoggiò a sua volta un braccio sulla spalla) o chiamarla per nome (la formula corretta è «Sua maestà» la prima volta, «ma' am», signora, quelle successive); mai cambiare argomento di discussione; resta anche buona norma fare domande che la sovrana possa apprezzare. Esistono poi regole dettate dal buon senso, come il non urlare mai in sua presenza: a questo proposito rimarrà celebre la gaffe (anche se poi smentita da un comunicato di Buckingham Palace) di Silvio Berlusconi al G20 di Londra.



sabato 14 novembre 2009

Hernando e il cerimoniale del Viceregno


Carlos Hernando Sánchez è stato il pri­mo studioso ad occuparsi in maniera in­novativa di feste e cerimoniali, materia tut­t’altro che accessoria rispetto alle tradizio­nali coordinate storiografiche. Come e perché lo spiega egli stesso: «Nel vicere­gno di Napoli, e non solo in questo, il ruo­lo dell'immagine reale e quello del cerimo­niale ha un significato fondante, che non possiamo interpretare con i valori contem­poranei».



Non erano, dunque, mere ope­razioni pubblicitarie.

«Tutt’altro. Gli stori­ci sbagliano quando per analizzare l’idea di cerimoniale utilizzano il concetto di propaganda che è per statuto concetto borghese, nato dopo la rivoluzione indu­striale. Non si può parlare di quel mecena­tismo pensando alla propaganda. Nel vice­regno ci troviamo di fronte a un cerimo­niale celebrativo e commemorativo tutt’al­tro che superficiale: perché qui apparire è lo stesso che essere. Per noi non è così. La propaganda vuole comunicare un messag­gio, nel cerimoniale spagnolo si celebra la gloria di Dio, dei nobili, degli istituti cor­porativi. Insomma c’era un fine sociale che non era il consumo e di massa. Non si doveva necessariamente capire. Anzi, non si doveva capire affatto. Alcune pitture e iscrizioni non sono fatte per esser lette proprio come la colonna di Traiano il cui nastro istoriato si eleva fin dove non arri­va lo sguardo umano. Le gesta non si devo­no vedere ma celebrare».



E la festa?

«È una cerimonia collettiva. Non ci sono limi­ti tra spettatore e attore, tutti diventano protagonisti di questo spettacolo. Il lin­guaggio della festa istituzionalizza anche il conflitto. In questo senso, Napoli tra Cin­que e Seicento sviluppa un modello di ce­rimonia- festa di importanza europea. Ed è più creativa della stessa Spagna, certa­mente delle altre corti vicereali. La storio­grafia ha sempre puntato i riflettori su Fi­renze e Venezia, ma è Napoli la vera capita­le della festa: qui la festa è creazione cultu­rale, motore dell’immaginazione artisti­ca».



Un talento endemico, dunque. Come mai?

«Perché Napoli era l’unica grande monarchia nel basso medioevo agioi­no- aragonese. Aveva una nobiltà tra le più importanti d’Europa, ricca e politicamen­te attiva. Tutti gli altri dovevano compete­re con questo splendore».

Clint Eastwood riceve la Legione d'Onore francese da Sarkozy


Parigi, 13 nov. (Ap) - Il presidente francese Nicolas Sarkozy ha nominato Clint Eastwood comandante della Legione d'Onore, consegnando all'attore e regista americano la più alta onorificenza francese. La cerimonia ha avuto luogo oggi all'Eliseo di Parigi. Eastwood, 79 anni, è stato encomiato per l'ampiezza della suo opera, per la sua longevità come artista, per la capacità di intrattenere il pubblico di tutto il mondo, nonché per la sua amicizia con la Francia. Clint Eastwood è molto amato in Francia, soprattutto come regista. Cahiers du Cinema, forse ancor oggi la più influente rivista di critica cinematografica al mondo, lo considera tra i più grandi registi contemporanei.

da APCom

lunedì 2 novembre 2009

Sfilata di vip nel lusso di Abu Dhabi


Sfilata di miliardari, vip e teste coronate nell’avveniristico tracciato di Abu Dhabi, dove si è celebrato con lusso l’atto conclusivo della stagione 2009 di Formula 1. Tra i personaggi famosi che hanno tenuto a battesimo il nuovo impianto c’erano alcune star musicali come Beyonce, Kings of Leon, Aerosmith, Jamiroquai e il rapper Timbaland.
Presenti diversi sceicchi, insieme al neo presidente della Fia Jean Todt, al segretario di stato americano Hillary Clinton, alla leggenda della NBA Kareem Abdul-Jabbar, al re Juan Carlos di Spagna, al re Gustavo di Svezia e a numerose personalità dello sport, dello spettacolo e della politica, tra cui il Ministro degli Esteri Franco Frattini.

Ferrari Store: il più grande inaugurato a Dubai


Ferrari ha inaugurato a Dubai il più grande store del “cavallino rampante” su scala mondiale. L’inaugurazione del punto vendita è avvenuta nel week-end del Gran Premio d’Abu Dhabi di Formula 1, che ha chiuso la stagione agonistica 2009. Oltre mille i metri quadri destinati all’esposizione degli oggetti che omaggiano il mito di Maranello.
Al taglio del nastro hanno preso parte i piloti Kimi Raikkonen e Giancarlo Fisichella, insieme a Edwin Fenech, General Manager di Ferrari Middle East & Africa e Shafqat Malik, CFO Aldar Properties and Chairman of Fadar Retail. Per l’occasione è stata esposta in vetrina una California. Altre “rosse” sono state posizionate di fronte al nuovo negozio.
Il concept dello store, situato all’interno del Dubai Festival City Centre, è stato sviluppato interamente dallo Studio Iosa Ghini e riflette l’obiettivo di essere un punto di raccolta della storia e dello spirito del brand, caratterizzato dall’anima duplice delle competizioni e del lusso. Ogni area è pensata come uno spazio unico e speciale, dove vivere l’esperienza Ferrari.
Deluxeblog

Carla e Sarkozy sbarcano a Venezia Visita lampo con buffet e concerto


VENEZIA — La febbre è già salita. In laguna si racconta di una nobildonna che ha otte­nuto il sospirato cartoncino solo dopo aver fatto valere an­tichi legami con la première dame, parentele di alto lignag­gio tra grandi dinastie pie­montesi. Ma la verità è che ha gestito tutto lei. E se lei non ti vuole non ci sono blasoni che tengano. L’oggetto del deside­rio è la visita a Venezia, marte­dì prossimo, di Carla Bruni in Sarkozy e del marito Nicolas, presidente della Repubblica francese. L’occasione è la ceri­monia di consegna alla Fon­dazione Cini dell’archivio di Alberto Bruni Tedeschi, pa­dre putativo della Bruni (in re­altà figlia dell’imprenditore Maurizio Remmert), indu­striale ma anche composito­re, amico di Luigi Nono e Kar­lheinz Stockausen, emigrato con la famiglia in Francia ne­gli anni ’70 per paura di rapi­menti, scomparso 13 anni fa. Per celebrare la donazione il carnet di martedì prevede due repliche della «Messa per la missione di Nyondo», che Bruni Tedeschi compose di ri­torno da un viaggio in Africa, l’esecuzione sarà dell’Orche­stra Sinfonica e del Coro della Radiotelevisione croata.
Due repliche - una alle 17, una al­le 18 - perché la sala degli Arazzi della fondazione Cini, alla Giudecca, non riusciva a contenere tutti gli invitati. Ma tra le 17 e le 18 c’è una dif­ferenza fondamentale: la pri­ma è per gli studiosi, la secon­da, quella più ambita, è quel­la alla quale assisteranno an­che madame e il consorte. Perché si sa da fonti certe che la coppia presidenziale si fer­merà in laguna lo stretto ne­cessario per partecipare alla cerimonia e poi a un buffet (in piedi, ma molto rinforza­to) nella sala del Cenacolo pal­ladiano, poi ripartiranno subi­to per Parigi: niente notte ro­mantica in laguna, niente shopping presidenziale in cal­le XXII Marzo. Però, tanto ba­sta per creare l’evento. Non solo per loro due, che comun­que già hanno messo in aller­ta le forze dell’ordine venezia­ne, ma anche per gli invitati: della spedizione faranno ov­viamente parte la mamma di Carla, la signora Marisa, la so­rella attrice, Valeria Bruni Te­deschi, col baby-fidanzato Louise Garrel, tre lustri buoni meno di lei e attore talentuo­so (è stato uno dei tre prota­gonisti di «The dreamers» di Giuseppe Bertolucci).
Tra gli invitati figurano an­che Gerard Depardieu, Pierre Cardin, amico di vecchia data di Carlà, l’attrice Adriana Asti e naturalmente il vicino di «ri­va », François Pinault, il suo consigliere culturale Jacques Aillagon (ex direttore di Palaz­zo Grassi diventato direttore del museo di Versailles e il grande amico - di Pinault ­Jacques Chirac). Per venire a noi (si fa per dire), il governa­tore Galan ha già fatto sapere che non ci sarà, mentre è in­certa, al momento, la presen­za del sindaco di Venezia Mas­simo Cacciari, anche se qual­che motivo per fare uno sfor­zo il sindaco ce l’avrebbe. Car­là infatti, due anni fa, si era re­sa disponibile a partecipare al progetto sms Venice, in cui al­cuni artisti donavano canzo­ni o concerti per la salvaguar­dia di Venezia. Si era parlato addirittura di un concerto al­la Fenice (lei con chitarra): niente da fare, tutto fermo. La visita lampo della coppia po­trebbe essere l’occasione giu­sta per rinsaldare il legame.
Quanto al resto, nonostante una vita sulle passerelle, l’or­ganizzazione dell’evento sa­rebbe improntata alla stretta osservanza di una serata so­stanzialmente privata. Per­ciò: niente fotografi all’inter­no, red carpet autogestito (e mal digerito). Poi, dentro, due momenti di aperitivo nel­la sala del Cenacolo: un pri­mo per il primo pubblico del concerto, un secondo più «rafforzato» per il secondo. La cucina è stata affidata anco­ra una volta a un trevigiano (dopo il dominio di Celeste di Venegazzù): Santi group di Castello di Godego, in provin­cia di Treviso. Madame è ri­masta molto colpita dalle scel­te: Gloria e Fabrizio Santi, con l’allestimento del figlio Fabrizio, offriranno ai 500 ospiti (non pochissimi...) un menu tutto veneziano. Polen­ta e baccalà, risotto col go, tut­ti in piccole porzioni serviti da tanti camerieri; tradizione anche nei dolci: dolce sabbio­so, addirittura la pinza, anche se «rivisitati». Ai tavoli solo ortensie bianche: la sala è già bella così e madame è sem­pre per togliere più che per mettere. Niente Versailles, in­somma.
Sara D’Ascenzo
CorriereVeneto

Olimpiadi, la torcia arriva in Canada per i Giochi 2010


VICTORIA, Canada (Reuters) - La torcia olimpica è giunta ieri in Canada iniziando un percorso di 45.000 chilometri attraverso il Paese prima di arrivare a Vancouver per il Giochi invernali del prossimo anno.

La torcia è stata consegnata ai campioni olimpici canadesi Catriona Le May Doan e Simon Whitfield, primi tedofori, nel corso di una cerimonia ricca di simbolismi dei nativi canadesi sulla costa del Pacifico nella città di Victoria, nello stato del British Columbia.

Il percorso di 106 giorni sarà il più lungo all'interno di un Paese nella storia delle Olimpiadi, e coinvolgerà 12.000 tedofori passando attraverso 1.037 comunità prima dell'arrivo della fiaccola alla cerimonia di apertura dei Giochi il prossimo 12 febbraio.

La fiaccola all'interno di una lanterna è arrivata in Canada dalla Grecia su un aereo militare e portata alla cerimonia con canoe di capi indiani delle zone di Victoria e Vancouver.