sabato 9 ottobre 2010

Le regole dell’inno: quando è obbligatorio, quando è facoltativo

L’Inno rappresenta, insieme al Tricolore e al Presidente della Repubblica, uno dei tre simboli dell’unità nazionale. Goffredo Mameli scrisse l’inno il 10 settembre 1847, intitolandolo «Il canto degli Italiani». Il testo fu musicato da Michele Novaro il 24 novembre del 1847. Cantato per la prima volta a Genova durante una festa popolare, fu subito proibito dalla polizia, ma dopo i moti del 1848 fu suonato e cantato dalle bande musicali e dai soldati partenti per la guerra di Lombardia. In breve, divenne il canto più amato del Risorgimento italiano e degli anni successivi all’unificazione. Il Consiglio dei ministri del 12 ottobre 1946, presieduto da Alcide De Gasperi, acconsentì all’uso provvisorio dell’inno come inno nazionale.
LE REGOLE PER L'ESECUZIONE - La fonte è il decreto della presidenza del Consiglio dei Ministri del 14 aprile 2006 che rimanda al dipartimento del cerimoniale di Stato. L’inno non è obbligatorio, pochissimi i casi previsti. Secondo le regole, è obbligatorio eseguire l’inno quando c’è il presidente della Repubblica in visita ufficiale, il presidente del Consiglio in visita ufficiale e durante le ricorrenze nazionali: 4 novembre, 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno. Oltre alle tre fattispecie obbligatorie, si esegue l’inno in presenza della bandiera d’istituto militare o la bandiera di guerra e in tutte le cerimonie militari secondo la disciplina militare.
IL CERIMONIALE - Secondo Massimo Sgrelli, ex cerimoniere della presidenza del Consiglio dei ministri, ora consulente per le amministrazioni, nulla è obbligatorio al di fuori di quei casi specifici. Nulla vieta, ovviamente, di eseguirlo lo stesso. Dell’inno si esegue, di norma, solo la prima strofa. Durante l’esecuzione i soldati devono rimanere fermi presentando le armi, gli ufficiali stare sull’attenti e i civili, se vogliono, assumere una posizione di attenti.

su CorrieredelVeneto

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